I sofisti V secolo a.C.
Il primo problema che si affaccia nella storiografia della cultura pedagogica è quello che si riferisce alla nascita della “ricerca pedagogica” stessa, fatta coincidere con la genesi del pensiero e della speculazione filosofica. È soprattutto con i sofisti (sophos = saggio) e con Socrate che prende l’avvio un particolare modo di affrontare i problemi della natura dell’uomo, della società, della cultura e della conoscenza, dell’insegnamento e, dell’apprendimento dell’educazione. La rivoluzione pedagogica avvenuta nella seconda metà del V sec. a.C. è opera di un gruppo eterogeneo di sapienti che viene indicato comunemente con il termine di sofisti. I sofisti sono i primi maestri pagati, (interessati al successo e ai soldi più che alla verità), stimati,sono il prodotto di una società in cui il sapere diventa professione. |
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Socrate(470/ 469 – 399 a.C.)
L’elemento base di ogni processo e intervento educativo è costituito, per Socrate, dal disinteresse, al punto che fa della povertà e della non professionalità dell’educazione le discriminanti principali rispetto alle scelte e all’atteggiamento dei sofisti. Socrate risultava il più sapiente proprio per l’avvertita coscienza di “sapere di non sapere”, (base di ogni conoscenza per Socrate), per la sua sete di conoscenza, per la ricerca disinteressata della verità,per la tolleranza, per il non conformismo. |
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Isocrate(436 – 338 a.C.)
Con Isocrate comincia quell’apertura culturale che porterà all’ellenismo8e la svolta è contrassegnata dal fatto che, per Isocrate, non sono più lo status sociale, la ricchezza, il potere, l’ereditarietà biologica, a stabilire la superiorità dell’individuo: ma la sua cultura, la sua intelligenza, i suoi comportamenti. Sottolineava l’importanza delle doti naturali e attribuiva un ruolo determinante all’educazione, all’esperienza. |
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Platone(427 – 347 a.C.)
Con Platone ha inizio un esame sistematico dei processi educativi. Convinto che dall’educazione dipendesse la possibilità di attingere alle idee, alla verità, al bello, al giusto, al buono e di costruire una società in grado di fare propri questi valori. Il fatto che abbia scelto come forma linguistica il dialogo, (il dialogo è il solo mezzo per esprimere e comunicare agli altri la vita della ricerca filosofica), le lettere, non sta a testimoniare il passaggio da una cultura orale a una scritta, ma soprattutto che la crescita umana e filosofica dipendeva dalla ricerca, dal confronto, dall’educazione a capire. |
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Aristotele(384 – 322 a.C.)
Per Aristotele, come per Platone, l’educazione è un momento della vita politica. Mentre in Platone l’ideale educativo è il culmine della formazione filosofica dell’uomo e del cittadino, in Aristotele lapedagogia viene subordinata ai bisogni reali della classe dominante; questa non è più costituita da filosofi, ma da persone che sono portatrici di interessi familiari ed economici. Assume un ruolo primario nella dinamica sociale la proprietà privata: chi non possiede beni non gode di diritti. Il fine dell’educazione non è la formazione dell’uomo in quanto tale, bensì l’educazione del cittadino in quel determinato contesto politico ed istituzionale. L’uomo è un animale politico e non può vivere fuori dalla società. |
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