Arabidopsis thaliana
Abstract
La pianta scelta è la Arabidopsis thaliana, una pianta selvatica molto comune, considerata una sorta di modello dagli scienziati della genetica che ne hanno ricostruito completamente la struttura. Il suo breve ciclo vitale (cinque settimane) e le sue ridotte dimensioni sono altri fattori apprezzati dagli studiosi.
Ciò che possiamo imparare dalle erbe infestanti
Il miglioramento delle piante dipende dal saper riconoscere e combinare particolari
gruppi di geni.
E' ormai quasi completato un progetto multinazionale sui genomi per identificare
importanti geni di piante centrato sull'esemplare della specie Arabidopsis thaliana.
La crocifera thale (Arabidopsis thaliana) è la pianta infestante più
diffusa sulla terra: si tratta di una piccola erbaccia annuale facente parte
delle Brassicacee usata da quasi un secolo nella ricerca sperimentale. Alla
fine dello scorso anno, un gruppo di 200 scienziati di 35 laboratori in varie
parti del mondo ha pubblicato la sequenza del DNA, o codice genetico, di due
dei cinque cromosomi della piccola erbaccia e la sequenza dei tre cromosomi
restanti dovrebbe essere completata entro il 2000.
La dimensione ridotta, il tempo di crescita veloce e la piccola quantità
di DNA rendono l’Arabidopsis facilmente gestibile nell'analisi genetica;
inoltre la notevole rassomiglianza di molti geni dell’Arabidopsis con
geni di colture con parentele distanti, come la colza da olio, il grano e il
riso fa sì che l’analisi sia ancor più affascinante. Molti
geni individuali dell’Arabidopsis hanno controparti che svolgono la stessa
funzione nelle piante da coltura; ecco quindi che la scoperta della locazione
e della funzione di tutti i geni dell’Arabidopsis servirà a identificare
i geni che controllano gli stessi processi in piante da coltura più complesse.
È questo un passo indispensabile per arrivare ad un miglioramento più
efficiente delle piante e a nuovi percorsi di ricerca.
Stabilire la sequenza del DNA dell’Arabidopsis e il ruolo di alcuni dei
geni è perciò solo un inizio; in ultima analisi, gli scienziati
sperano infatti di riuscire a capire la funzione di ciascuno dei 26.000 geni
che si stima esistano, in che modo agisca il prodotto di ciascun gene e come
tutta questa attività genetica operi di concerto per costruire una pianta.
Procedere dai dati della sequenza del DNA per arrivare a comprendere la funzione
di ogni gene di un organismo è la più grande sfida della biologia
dei nostri giorni. Negli ultimi anni sono state sviluppate numerose tecniche
ad elevata capacità di selezione, volte a velocizzare il processo; l’applicazione
collettiva di queste tecniche è divenuta nota come “genomica funzionale”.
Negli anni passati, sono stati identificati parecchi geni. Ad esempio, sono
stati scoperti due geni che agiscono da commutatori per innescare la formazione
del fiore all’estremità dei germogli. Altri ricercatori stanno
esplorando metodi per utilizzare i geni dell’Arabidopsis per fare esattamente
l’opposto, cioè per impedire la formazione del fiore. In questo
caso, lo scopo non è quello di impedire che i “transgenici”
si diffondano in parenti selvatici. Per le colture annue come l’insalata
e la patata, la produzione del fiore prelude alla loro morte, poiché
invia un segnale alle foglie dicendo loro di sospendere la fotosintesi; quindi
bloccare quel segnale potrebbe significare per gli agricoltori allungare i tempi
di coltivazione e ottenere presumibilmente raccolti più ricchi in quanto
le colture non avrebbero più bisogno di investire le loro risorse nella
produzione del fiore. Un altro gene dell’Arabidopsis chiamato "Frigida"
potrebbe avere la funzione che il suo nome suggerisce, quella di impedire cioè
la formazione del fiore, o quantomeno di ritardarla fino alla fine dell'inverno.
Attualmente, la funzione di circa un terzo delle sequenze genetiche delle piante
è aperta a qualsiasi ipotesi, ma con l’utilizzo della genomica
funzionale sviluppata per l’Arabidopsis dovrebbe essere possibile presto
predire il ruolo dei geni chiave nei principali cereali.
(Fonte: http://www.eufic.org/it/food/pag/food22/food223.htm)
Genoma, completato quello di una pianta
DOPO il lievito, i moscerini e i vermi (e, naturalmente, l'uomo), questa volta
tocca alle piante rivelare i segreti del loro Dna. Un consorzio di scienziati
europei, statunitensi e giapponesi ha annunciato oggi in una serie di conferenze
stampa tenute in contemporanea in quattro nazioni diverse di essere riuscito
a completare per la prima volta il sequenziamento del genoma di una pianta,
un progresso della ricerca genetica che aiuterà a comprendere meglio
anche il Dna degli esseri umani.
Lo studio apparirà sul numero di domani della rivista "Nature"
in quattro articoli che sintetizzano i risultati di cinque anni di lavoro sul
Dna della "Arabidopsis thaliana", una piantina selvatica a infiorescenza,
imparentata alla lontana con i cavoli. Una pianta molto comune, un'erbaccia
che infesta i giardini, ma che da qualche tempo a questa parte è diventata
una protagonista dei laboratori di biologia molecolare. Dal punto di vista dei
genetisti, infatti, l'Arabidopsis, è l'equivalente vegetale del moscerino
della frutta, vale a dire uno strumento di ricerca ideale perché cresce
velocemente e si riproduce in abbondanza.
A renderla ancora più preziosa, però, è la semplicità
del suo corredo genetico, organizzato in soli cinque cromosomi e con un numero
molto ridotto di "bsi" i blocchetti costitutivi del genoma. Appena
119 milioni, contro i 15 miliardi del frumento, ma più che sufficienti
a garantire il perfetto funzionamento della pianta perché vi sono tutte
le controparti genetiche delle piante più complesse, senza le lunghe
ed inutili sequenze ripetute del cosiddetto "Dna spazzatura".
Per i genetisti, l'Arabidopsis è dunque un organismo modello, su cui
basarsi per comprendere ben 250.000 altre specie di piante. E in effetti, lo
studio del suo patrimonio genetico ha già portato ad applicazioni utili
per altri vegetali, ad esempio a proteggere il grano da alcune malattie e a
far maturare prima i pomodori. Le ricerche sull'Arabidopsis hanno permesso inoltre
di scoprire il gene che decide se un germoglio diventerà un fiore o no,
e quindi di controllare la velocità con cui fioriscono le piante. Ora
che è disponibile l'intero codice genetico, le applicazioni possibili
si moltiplicheranno ulteriormente, tanto che si parla della nascita di un'industria
completamente nuova della genomica vegetale.
Ma il sequenziamento del Dna dell'Arabidopsis non aiuterà a conoscere
meglio solo il mondo della flora. Molti processi biologici fondamentali a livello
molecolare e cellulare sono infatti gli stessi in tutti gli organismi superiori
e nel corso dell'evoluzione molti geni che svolgono funzioni fondamentali sono
rimasti sostanzialmente identici nelle piante come negli animali, umanità
inclusa. Tra i geni della minuscola erbaccia vi sono quindi gli equivalenti
di geni che negli esseri umani sono collegati a malattie che vanno dai tumori
a forme di invecchiamento precoce.
Il lavoro, comunque, è solo agli inizi. Sequenziare il genoma di un organismo,
uomo o pianta che sia, non significa averlo capito ma possedere gli strumenti
per poter cominciare a decifrarne il funzionamento. Ed è per questo che
al successo dell'Arabidopsis Genome Initiative (questo il nome del consorzio
internazionale che ha completato la sequenza del Dna della pianta) seguirà
un altro progetto, ancora più ambizioso. Chiamato Progetto 2010, ha l'obiettivo
di determinare entro dieci anni la funzione di tutti i geni e di tutte le proteine
dell'Arabidopsis, per arrivare a capire finalmente che cos'è che "fa"
una pianta. E a crearne persino un modello virtuale, una versione digitale disponibile
pubblicamente online, che copra tutti i dettagli del suo funzionamento, dal
momento in cui il seme germina fino a quando la generazione successiva abbandona
la pianta madre.
(Fonte: http://www.repubblica.it/online/cultura_scienze/piantanoma/piantanoma/piantanoma.html)