I primi lavori sul riconoscimento di piani ([1,5]) erano concentrati sui piani di dominio. Nel lavoro di Litman e Allen [11], sono stati usati piani di discorso per modellare sia gli aspetti linguistici del dialogo, che quelli associati al comportamento di problem-solving. Lambert ha separato la doppia funzione dei piani di discorso di Litman e Allen in due attivita` distinte [10]. Tuttavia, i suoi piani di problem-solving non trattano in modo uniforme i piani di dominio e quelli linguistici: Lambert usa il livello di problem-solving per specificare le relazioni tra le frasi in input e le azioni di dominio, ma non per modellare il comportamento linguistico. Quest'ultimo e` infatti modellato da piani comunicativi, che rappresentano schematicamente le sequenze di scambi di turno tipiche del dialogo.
Molti ricercatori hanno interpretato il dialogo come una sorta di comportamento collettivo, in cui gli agenti partecipano ad una forma di cooperazione ([7,12]); tuttavia, essi hanno modellato aspetti di collaborazione diversi. Cohen e Levesque [7] hanno introdotto il concetto di "intenzione condivisa" (JI): JI modella impegni, o "commitment", che nascono solo quando le persone lavorano insieme, quali il notificare l'esecuzione di successo o fallimento delle azioni. Lochbaum, Sidner e Grosz usano la nozione di "piano condiviso" [8] per modellare altre forme di cooperazione, come il fatto che quando un agente A collabora con un agente B, e` pronto ad assistere B nell'esecuzione di alcune delle azioni di cui B e` responsabile. Inoltre, un agente puo` indurre (mediante richiesta) il partner ad eseguire alcune azioni del piano condiviso. In [8] e` definito un operatore primitivo Get-to-do per modellare la delegazione di azioni ad altri agenti.