Alcuni ricercatori, come McRoy e Traum ([13,17]), criticano l'approccio all'interpretazione del dialogo basato sul riconoscimento puro di intenzioni; essi valutano la coerenza del dialogo basandosi sulle aspettative generate dai vari atti linguistici. Tuttavia, questi approcci sono troppo rigidi per tenere conto della grande variabilita` dei dialoghi. Per trovare la corrispondenza tra i turni di un'interazione, McRoy ed Hirst devono definire regole specifiche che modellano il comportamento di default di un parlante e tutte le possibili deviazioni da questo. Poiche` ogni atto linguistico puo` essere seguito da molte continuazioni coerenti, e` difficile scrivere un insieme di regole sufficiente per trattare tutti i casi. Traum e Allen [17] notano correttamente che, in molte interazioni ordinarie, la collaborazione tra agenti puo` essere spiegata assumendo che essi stiano aderendo ad alcune obbligazioni sociali, piu` che non supponendo che cooperino. Anche se e` ragionevole evidenziare che spesso gli agenti non analizzano le intenzioni dei loro interlocutori, noi crediamo che un'analisi profonda dell'attivita` di ragionamento di un parlante sia comunque importante per sviluppare un modello generale di interpretazione del dialogo.
Nell'articolo si e` mostrato che una rappresentazione esplicita e dichiarativa del processo di problem-solving e` un elemento fondamentale nello sviluppo di un sistema di dialogo. Anche se la nozione di piano di problem-solving non e` nuova ([15,10]), noi usiamo questi piani in una prospettiva nuova, per costruire un agente coinvolto nel dialogo in modo diretto, con i propri piani e obiettivi. In questa prospettiva, i piani di PS sono usati per modellare l'interazione tra agenti a livello linguistico e di dominio. Ciascun agente si comporta seguendo un piano di PS per raggiungere i propri obiettivi; inoltre, ricostruisce i piani di PS del proprio interlocutore per interpretare le sue frasi.